SULLA FOTOGRAFIA: DAL DAGHERROTIPO AL SELFIE

Immortalare attimi per renderli indelebili nei nostri ricordi: se penso alla fotografia questa è la prima cosa che mi viene in mente. Ma è davvero così? A pensaci bene la fotografia ci circonda sempre, la vediamo ovunque perché non è solo quella che scattiamo noi come ricordo di un evento ma è presente nella quotidianità: sui giornali, sui cartelloni pubblicitari, sui social media, viene utilizzata in campo medico e scientifico, insomma fa parte delle nostre vite più di quanto si pensi. 

Dalla sua nascita ha subìto una grandissima evoluzione: dai primi dagherrotipi su lastre di rame, alle foto vere e proprie in bianco e nero prima e a colori poi, fino alle macchine fotografiche a rullino e le prime digitali. Oggi è possibile scattare milioni di foto tramite gli smartphone e apparire, far conoscere la propria vita attraverso le immagini è diventato fondamentale nel mondo dei social. Questo fa molto riflettere su come i tempi cambiano e l’uso di un determinato strumento che è sempre stato presente nelle nostre vite cambia e si evolve per restare al passo. Si pensi per esempio ai selfie: se prima la fotografia veniva impiegata per scattare dei ritratti o al massimo qualche autoscatto che però era un po’ complicato da realizzare, adesso con le fotocamere frontali è semplice immortalarsi in ogni situazione, da soli senza bisogno di qualcun altro che ci scatti la foto. Questo era impensabile fino a poco tempo fa. Ciò però non significa che la fotografia professionale deve smettere di esistere, anzi, proprio perché ci improvvisiamo tutti fotografi cresce la necessità in alcuni momenti di affidarsi a dei professionisti per poter farsi notare e far sì che la propria immagine risulti accattivante rispetto alle altre. Fotografia professionale e scatti artigianali possono coesistere, basta saper scindere le situazioni e le destinazioni d’uso. La fotografia è in continua evoluzione ed è parte integrante delle nostre vite e oggi più che mai avendo gli strumenti per farlo, si ha la possibilità catturare ciò che di bello c’è nel mondo. Fermatevi un momento, guardatevi intorno e scattate, c’è sempre qualcosa che valga la pena immortalare.

Fra i molti modi di combattere il nulla, uno dei migliori è quello di scattare fotografie, attività che dovrebbe essere insegnata precocemente ai fanciulli, perché richiede disciplina, educazione estetica, buon occhio e dita sicure. (…)

Quando si va in giro con la macchina fotografica c’è come un dovere di stare attenti, di non perdere quel brusco e delizioso riflesso di un raggio di sole su una vecchia pietra, o la corsa di trecce al vento di una bambina che torna con una pagnotta o una bottiglia di latte.

Le bave del diavolo – Julio Cortázar

Suggerimenti:

Blow Up di Michelangelo Antonioni 

La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock

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